L’anno appena iniziato riserva molte incognite e certamente non sarà facile intravedere e cogliere delle opportunità.
Il Paese deve considerare di affrontare cambiamenti straordinari in ambito economico e sociale, impegnando ingenti risorse finanziarie e, speriamo, mettendo in campo le migliori intelligenze. Anche il nostro mondo è chiamato a dare il proprio contributo.
Le cooperative sono, d’altronde, a tutti gli effetti, imprese che producono valore per la collettività e, in alcuni settori, esse rappresentano una forza decisiva e influente, che nel corso dell’anno passato ha saputo reagire con determinazione alla crisi causata dal Covid: proprio per questo oggi devono provare a cogliere le occasioni offerte dal cambiamento.
Il primo bilancio di un anno di pandemia evidenzia che le nostre aziende del settore agroalimentare, in particolare del comparto vitivinicolo, hanno registrato risultati positivi, probabilmente dovuti anche a fattori esogeni (ne è un esempio l’andamento delle vendite di Prosecco).
Tuttavia il terremoto provocato dall’emergenza sanitaria dovrà far riflettere sul nostro approccio ai mercati, proprio per la grande ricaduta che la nostra attività produce sull’economia locale, e sulla assoluta necessità di agire con altri soggetti interessati, in una logica di sistema.
La cooperazione sociale, al contrario, ha sofferto molto ed è chiamata a reagire ai cambiamenti imposti dal post pandemia con un rinnovato approccio, sia culturale che imprenditoriale. Oggi è necessario un cambio di passo che ci consenta di accelerare sulla digitalizzazione, costruire reti di servizi e potenziare l’integrazione tra pubblico e privato.
È una situazione nuova, dalla quale dobbiamo provare a trarre degli insegnamenti che ci consentano di ripartire con successo, valorizzando le peculiarità che ci distinguono. La nostra attitudine a creare relazioni e a valorizzare la partecipazione dei singoli dovrebbe porci, se lo vogliamo, nella condizione privilegiata di promuovere filiere produttive efficienti, che mettano in rete produzione, distribuzione, servizi e quanto altro di utile ci sia alla valorizzazione del territorio, aprendo la strada ad una crescita condivisa, che ci renda più forti come comunità.
In un panorama nazionale e internazionale estremamente competitivo diventa fondamentale, inoltre, esercitare un’azione di lobbying più efficace, sfruttando la massa critica garantita dal nostro modello imprenditoriale. In questo percorso assume importanza anche la relazione con le altre associazioni di rappresentanza, con le quali da tempo abbiamo avviato un confronto proficuo.
La sfida più grande che ci aspetta, però, è quella di contribuire a rinnovare, a partire dalla nostra Unione Interprovinciale, anche le strutture organizzative delle nostre imprese, per renderle competitive nel panorama nazionale e internazionale, traducendo i principi fondanti in plus che accrescano il valore dei prodotti e dei servizi che mettiamo sul mercato.
Quello che stiamo affrontando è un cambiamento epocale estremamente complesso e gli strumenti che abbiamo utilizzato fino ad oggi non bastano più: etica ed economia integrale sono i modelli di riferimento che adesso ci potrebbero consentire di rispondere meglio alle sollecitazioni.
D’altro canto, questa situazione non ha segnato solo noi ma ha cambiato il mondo e questo presuppone che dobbiamo guardare al domani con occhi diversi e mettere a disposizione del Paese ciò che dovrebbe renderci unici: l’attenzione al benessere della persona, la cura delle relazioni e della comunità e l’impegno alla sostenibilità non solo ambientale.
Buon lavoro a tutti.