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FEDERSOLIDARIETÀ BELLUNO E TREVISO RINNOVA GLI ORGANI SOCIALI

L’Unione interprovinciale delle cooperative sociali si affaccia al nuovo mandato 

martedì 8 marzo 2022

È tempo di bilanci per Federsolidarietà, l'organizzazione che riunisce le cooperative sociali aderenti a Confcooperative, che a tutti i livelli affronta il rinnovo della rappresentanza in una fase di grande cambiamento del contesto economico e sociale per il Paese.

 

La cooperazione sociale è un settore importante nelle due province venete di Belluno e Treviso, opera nel contesto complesso e multiforme dei servizi alla persona e conta ad oggi 65 realtà fra coop di tipo A (31) impegnate in ambito socio sanitario, educativo, formativo, di tipo B (15), dedicate all’inserimento lavorativo di persone in situazione di disagio, plurime 8 (16) e consorzi (3), e nell’ultimo quadriennio ha mantenuto sostanzialmente stabile il numero dei soci, passando dai 9897 del 2018 ai 9707 del 2021, ma ha registrato un calo significativo dei lavoratori, scesi a 5364 unità, 1588 in meno rispetto al 2018.

 

Le imprese afferenti a Federsolidarietà Belluno e Treviso hanno realizzato nel 2021 un fatturato complessivo di oltre 228.953.286,00 euro, stabile nell’ultimo quadriennio, del quale la componente più significativa è rappresentata dai ricavi delle coop di tipo A (il 46% del totale) e delle coop plurime, che vedono triplicare il valore complessivo dai 24.577.881 euro del 2018 ai 71.397.727 euro dello scorso esercizio.

 

Il consiglio attualmente in carica, presieduto da Eugenio Anzanello, è stato eletto nella primavera del 2018 con un mandato che si è posto in continuità con il precedente, mettendo in primo piano la volontà dell’associazione di aiutare le imprese a riappropriarsi della propria specificità sociale, culturale ed economica, che rappresenta il valore fondante dell’essere una cooperativa sociale. Recuperare l’identità cooperativa e solidale è infatti indispensabile per riconfermare la credibilità della mission e della vision di Confcooperative.

 

In risposta agli obiettivi di mandato, gli strumenti adottati dal Consiglio uscente sono stati molteplici: dalla verifica del rispetto dei contratti nazionali di lavoro alla formazione continua e qualificata per soci e amministratori di cooperativa, dal monitoraggio qualitativo del lavoro svolto alla creazione di reti e collaborazioni fra imprese cooperative, dalla valorizzazione del ruolo dei consorzi come attori imprenditoriali e come serbatoi di innovazione all’attenzione al potenziamento della mutualità e della sussidiarietà intra e inter cooperativa.

 

Ogni azione messa in campo si è sviluppata attorno all’elemento centrale della cooperazione sociale: la persona intesa sia come socio che come beneficiario del servizio. Una centralità che gli ultimi due anni, dominati dalla crisi dettata dalla pandemia, hanno riportato ancora più alla ribalta, aprendo nuovi e più ampi cantieri di intervento.

 

Il percorso intrapreso, infatti, ha dovuto affrontare lo scoglio della gestione Covid che ha visto le cooperative sociali, proprio perché legate ai servizi alla persona, impegnate in prima fila e talvolta penalizzate pesantemente dalle restrizioni. Le nostre imprese si sono trovate a fronteggiare il blocco totale delle attività, con il dilemma, etico e deontologico, di dover garantire le prestazioni indispensabili e non differibili, in primo luogo le assistenze domiciliari: si pensi alle disabilità, al sostegno educativo di famiglie vulnerabili o agli anziani non autosufficienti. Pur nella evidente complessità del momento la cooperazione ha saputo garantire assistenza e supporto sia agli utenti che alle istituzioni.

 

Nonostante oggi si profili un panorama radicalmente mutato rispetto all’inizio del mandato, si possono evidenziare linee di intervento che poco si discostano da quanto definito precedentemente perché lungimiranti già nel 2018, quando si era deciso di porre al centro le esigenze delle persone, oggi colpite sotto vari aspetti dal fenomeno pandemico.